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LEAL VIVISEZIONE: SÌ ALLA RICERCA SENZA COINVOLGERE GLI ANIMALI

Mag 5, 2020 | Argomenti, LEAL informa, Vivisezione

[da La Repubblica 1 maggio 2020]
PhD. Prof. Mirta Baiamonte
Biomedico, Biotecnologo, Embriologo Clinico
Consulente Scientifico LEAL LEGA ANTIVIVISEZIONISTA
La cronaca di questi tempi ha evidenziato su diversi fronti l’applicazione continuativa e stonata della sperimentazione animale per “studiare” patologie di turno sotto i riflettori della carta stampata ed online, da parte di differenti colleghi, impegnati nella ricerca sia in italia che in alcune nazioni estere.
Il confronto con la sezione del mondo della ricerca, che fonda il proprio credo esclusivamente sulla ricerca human based, quale unico e solo metodo per lo studio di differenti patologie della specie umana (in quanto unica fonte certa di informazioni e linee guida per comprendere i meccanismi alla base di patologie umane), trova sempre il mondo dei pro sperimentazione animale non incline ad un confronto “costruttivo sinergico”, dimenticando che lo scopo unico e solo della ricerca deve essere ridurre negli anni il numero di “malati”, affetti dalle differenti patologie che oggi sono sulle pagine della medicina clinica.
La notizia che “esalta” noi ricercatori human based è che la UE premia il Prof. Bonini dell’Ateneo di Parma per un progetto di studio denominato Future-Nhp, il cui obiettivo consiste nel realizzare e validare un innovativo dispositivo mediante stampa 3D che permetta di effettuare registrazioni di singoli neuroni, su scimmie libere di muoversi, saltare, arrampicarsi e comunicare, grazie a tecniche telematiche e registrazioni video multi-camera (citazione dell’articolo sulla Gazzetta di Parma del 28 aprile 2020).
Da mesi ormai le testate giornalistiche, le tv nazionali, riportano dichiarazioni di virologi che affermano che la sperimentazione animale è imprescindibile anche nell’attuale situazione del virus SARS-CoV2, causa del COVID-19, e che il vaccino è l’unica soluzione alla gestione risolutiva della pandemia in atto.
Precisiamo a chiare lettere e a voce alta che l’azione del virus è in assoluto calo in termini di numero di contagi per la reale ed esclusiva spiegazione di carattere scientifico che il virus sta mutando e quindi modificando il proprio profilo genetico, subendo una modifica della sua virulenza, divenendo più debole nell’attaccare la specie umana.
Riguardo ai premi per la ricerca da parte dell’UE, siamo ben contenti quando questi arrivano a supporto economico su protocolli di ricerca, lì dove l’evidenza scientifica sia in relazione a protocolli di ricerca su patologie specie specifiche. Significa: malattia dell’uomo = studio sull’uomo, malattia dell’animale = studio sull’animale.
È giusto ricordare e condividere con gli addetti ai lavori, ma anche con le Istituzioni di Governo nazionali ed europee, che oggi la ricerca scientifica impone con forza il diversificare lo studio sulle differenti specie animali (intendendo specie animale bipede, definito uomo, e specie animale quadrupede, definito essere senziente) visto che il linguaggio, il metabolismo, le abitudini di vita, l’alimentazione, il microbioma, le implicazioni del SNC sulle attività neuroendocrine delle due macro specie (uomo e animale) sono intrise di variabili talmente importanti e determinanti da far comprendere che, ad esempio, se si deve studiare l’Alzheimer va studiato sull’uomo, se si deve studiare il carcinoma del colon retto va studiato sull’uomo, e se si deve studiare una patologia specifica degli animali va studiata sull’animale.
Purtroppo la miopia scientifica, ancora oggi diffusa, va totalmente in contrasto con la vera scienza, facendo sì che tutto, indipendentemente da cosa sia, venga studiato sull’animale, con aspettative risolutive che non reggono il confronto con la lente di ingrandimento puntata sulla specificità specie specifica delle patologie umane.
Personalmente, in qualità di Biomedico, con un Dottorato di Ricerca in Neuroscienze e Disturbi del Comportamento, ho espressamente svolto ricerca solo sulla specie umana, e quando ho studiato le implicazioni del SNC sull’attività del tessuto ovarico umano, non avrei mai potuto studiare il tessuto ovarico di un modello murino o di scimmia, perché il loro SNC, come è ben noto a tutto il mondo scientifico, le loro fonti di stress, fonti di ansia di stato o di tratto, sarebbero state anni luce differenti per variabili legate alla differenza di specie.
Tengo a precisare e a ricordare che nella specie animale uomo, la diversità è alla base della individualità genetica del singolo individuo, causata a sua volta anche dalle diverse “esperienze” del genotipo del singolo nel rapportarsi con il fenotipo. Ovvero significa che un individuo può modificare le proprie sembianze fisiche e le proprie capacità neuro psichiche in base all’ambiente in cui cresce e si forma. Ne è un esempio preciso la naturale clonazione umana (i gemelli omozigoti, ovvero i gemelli provenienti dallo stesso ovocita fecondato dal singolo spermatozoo). Due individui fisicamente perfettamente identici, ma candidati a differenziarsi nella crescita per diversi fattori esterni che incideranno sulle modifiche dell’espressione del loro genoma in relazione alle loro scelte di vita, dall’alimentazione, all’ambiente in cui vivranno e lavoreranno, addirittura in base alla città in cui svolgeranno la propria vita.
Ciò dimostra e conferma quanto sia lontano lo studio sull’animale di patologie che riguardano esclusivamente la specie umana, commettendo l’ulteriore errore di studiare sull’animale patologie indotte artificialmente, falsando del tutto, già a monte, le cause di una forma patologica che trova fonti naturali diverse da quelle “in vitro”. Nell’ambito delle stampanti 3D, invito piuttosto a menzionarle e premiarle come metodo di ricerca se applicate alla ricerca sulla specie umana, nel riprodurre organi sintetici umani per comprenderne bene le attività istologico-funzionali basali (visto che nell’articolo menzionato, si parla di ricerca di base) per prevenire le loro alterazioni nelle funzioni,cause di patologie, e trovarne le adeguate cure risolutive, e non cure che portino il malato a non morire, ma a restare in una condizione cronico-degenerativa nel tempo.
Oggi si utilizza l’intelligenza artificiale per ripristinare un normale comportamento cognitivo nel paziente affetto da autismo, in particolare in fase pediatrica. Nel robot utilizzato a tale scopo, vengono riprodotti movimenti e dialoghi frutto di riproduzione mimica e verbale della specie umana; e malgrado lo sviluppo anche ecologico scientifico certificato, si continua a perseverare ad impiegare lo studio sulle scimmie per comprendere le funzioni del cervello umano. Inaudito e fallimentare.
I farmaci SNA, farmaci a DNA, sono l’innovazione delle biotecnologie per le terapie mediche. Creare un farmaco ad hoc sul singolo paziente, tagliato su misura sul suo genoma è la vera ricerca scientifica. Il coraggio del cambiamento metodologico è la vera ricerca oggi.
Il COVID-19 non può trovare soluzione sul solito vaccino. Il vaccino per essere prodotto in modo corretto prevede un tempo durante il quale il virus SARS-CoV2 sarà già ampiamente mutato. Quindi si inoculerà un vaccino per essere immuni contro qualcosa che non sarà più presente. Per non parlare del vaccino testato su animali. Il fallimento assoluto, perché il farmaco va ottenuto dallo studio su pazienti guariti da corona virus, e non da animali di cui si ha certezza scientifica che non siano in grado di contrarre il virus per vie naturali.
Ritengo altresì che la volontà e lo sforzo scientifico debbano basare il loro impegno per obiettivi medici applicati alla clinica, rimanendo fuori da percorsi di business che perdono di vista l’etica della professione medica, biomedica e biologica applicate alla fisiopatologia umana per le terapie mediche.


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