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COSMETICI: UN MERCATO DA 63 MILIARDI DI EURO

Ott 15, 2010 | LEAL informa

Cosmetici
Erano i più brutti, i più crudeli, i più invasivi, e dovevano scomparire nel 2013. Invece resteranno ancora a lungo tra noi: sepolti dentro agli ombretti, sfavillanti tra i rossetti, ochieggianti tra il make up e le creme che attenuano le rughe alle signore, i test di tossicità riproduttiva insieme con quelli di tossicità per uso ripetuto, di cancerogenicità, di sensibilizzazione cutanea e di tossicocinetica continueranno a torturare e uccidere milioni di animali, topi, ratti, maiali.
Malgrado le promesse e i protocolli sottoscritti, L’Unione Europea non è infatti in grado né ha voglia di bandire la sperimentazione sugli animali neppure per il frivolissimo settore che promette l’eterna giovinezza a un pubblico di vegliardi in costante aumento. E il perché è subito evidente se si apre il libro delle statistiche economiche: secondo l’associazione di settore Colipa il fatturato annuo del mercato dei cosmetici in Europa è pari a 58 miliardi di euro, un dato che la Direzione Generale per l’Industria di Bruxelles porta addirittura a quota 63 miliardi, quasi la metà del mercato mondiale.
Per poter affermare a cuor leggero che il massacro degli animali è ancora necessario, e per far accettare il fatto che la deadline viene spostata chissà a quando, ma comunque ben oltre il 2013, la Commissione Europea ha pubblicato un ponderoso studio sullo stato dell’arte dei metodi sostitutivi. E’ una revisione di notevole portata, per realizzare la quale ha fatto ricorso a un ventaglio di consulenti che spaziano dai ricercatori universitari ai produttori di beni di largo consumo che praticano la vivisezione in grande scala fino alle associazioni animaliste. Dopodiché ha diffuso un sondaggio, che si concluderà a giorni, in cui viene chiesto sia alle istituzioni sia ai cittadini europei di prendere posizione: che fare, se le metodologie alternative non sono ancora a punto come dovrebbero?
Opzione numero uno: bisognerà tener fede agli impegni e bandire la vivisezione lasciando che il mercato smetta di inondare gli scaffali dei profumieri e dei supermercati con oltre 20.000 nuovi prodotti all’anno (sì, avete letto bene: ventimila nuovi prodotti) contenenti 400 nuove sostanze? O sarà meglio invece – ecco l’opzione numero due – continuare a corrodere gli occhi dei conigli e ustionare i maiali vivi garantendo gli ottimi bilanci e i dividendi dei colossi della cosmesi: l’Oreal, Avon, Estée Lauder & C.?
C’è una esplosiva questione di etica, ma c’è anche dell’altro. Infatti i test con cui per legge si massacrano gli animali non sono mai stati convalidati. Se gli organismi istituzionali della UE applicassero alla vivisezione la stessa pignola severità, la stessa coscienziosa metodologia analitica che oggi esigono (giustamente) dai test in provetta, gli esperimenti con gli animali sarebbero stati messi in discussione e dimenticati molto tempo fa. Ma anziché riconoscerlo e cercare di porvi rimedio, Bruxelles tentenna. D’un lato approva una Direttiva sulla vivisezione che non rende più obbligatorio l’uso dei test alternativi “ragionevolmente disponibili” e “scientificamente soddisfacenti” e così facendo ne frena lo sviluppo. Dall’altro ci dice che non ci sono ancora abbastanza metodi sostitutivi per bandire la vivisezione dal settore dei cosmetici. Fino a quando, e perché, i nostri rossetti continueranno a grondare pus lacrime e sangue?
Sui siti web dell’associazione Chiliamacisegua (www.chiliamacisegua.org) e della agenzia di stampa GeaPress (www.geapress.org) è possibile sottoscrivere la risposta al sondaggio della Commissione europea. Il testo è il seguente: La campagna di protesta per porre fine alla sperimentazione animale sugli ingredienti dei cosmetici dura da decenni e ha il più largo appoggio da parte del pubblico, il mio compreso. Ritengo necessario mantenere ferma la scadenza del 2013 indipendentemente dalla disponibilità o meno di metodi alternativi. Infatti non desidero acquistare cosmetici che contengono ingredienti testati sugli animali perché lo sviluppo di nuovi cosmetici non giustifica la sofferenza che provoca. Approvo il puntiglio dimostrato nell’analizzare lo “stato dell’arte” dei test alternativi: naturalmente, se aveste mai vagliato col medesimo scrupolo i test sugli animali essi sarebbero stati banditi già molto tempo fa.

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